lunedì, gennaio 21, 2008

Knowledge Monday - Gergo da chiamata

Se mai vi capitasse di sentir parlare di “padre”, “figlio” e “spirito santo” (dovutamente scritti in minuscolo in quanto non riferimento alla Trinità) ad un tavolo in un bar, non chiedetevi se gli avventori stiano intavolando un discorso teologico, quanto piuttosto chi abbia chiamato, cosa e chi sia il socio appena uscito.
La Briscola dei Campioni concede la libera parola ai giocatori solo dopo che il socio ha giocato in una mano la carta chiamata.
I termini che potreste sentire al tavolo del giovedì durante le discussioni tattiche tra socio e chiamante e tra i componenti della terna avversaria, si potrebbero dividere in due categorie: definizioni legate al valore in punti o in capacità di presa delle carte da gioco e locuzioni relative a particolari tattiche o sviluppi della partita.
Del primo genere abbiamo svariate voci:
  • padre”, “figlio” e “spirito santo” appunto, che indicano le tre carte più forti in una partita di briscola chiamata: l'Asso, il 3 e il Re di briscola;
  • di conseguenza la Donna è chiamata anche “madonna”;
  • alcuni poi (tra i quali il sottoscritto) definiscono, completando il quadretto, “san giuseppe” il Fante;
  • altri riconoscono nel trio Re, Donna e Fante la “sacra famiglia”;
  • infine si sente spesso parlare di “dote” che il socio porta al chiamante, riferendosi ai carichi tenuti per essere giocati nelle mani sicure.
Nella seconda categoria (tattiche o sviluppi di gioco) abbiamo invece:
  • il “portare in tomba”, ossia il non riuscire a giocare briscole vincenti facendosele mangiare (di solito) dal chiamante. Un'onta se capita (potendola evitare) ad uno dei giocatori della terna avversaria, uno scandalo se succede al socio;

  • l'atto del “rastrellare”: prerogativa del chiamante che, aiutato dal socio o dalla buona sorte, è in grado di attendere le briscole mancanti per mangiarle senza però perdere mani importanti.
Il “Trovar fuori” della scorsa settimana rientrerebbe chiaramente nella seconda categoria.

Curiosità:
L'inimitabile maestro del “portare in tomba” in maniera sistematica è stato per molto tempo Hida: proverbialmente alla fine di ogni partita si ritrovava con carichi da regalare al chiamante.
Solo un acerbo Riccio e il Sergio hanno tentato di insidiare tale primato.

4 commenti:

Moriambar ha detto...

Grande! Impareggiabile!

NickQuick ha detto...

Ottimo Knowledge Monday, as usual. Io preferisco chiamare l'asso "dio" e non "padre". E poi adoro il termine famiglia, soprattutto se recitato in dialetto padrinesco. Per il "portare in tomba" secondo me se sei il primo a giocare dopo il chiamante non è un peccato mortale. Il Duca ha invece la pensa diversamente.

Il Duca ha detto...

Confermo quanto scritto da Nick... non considero un delitto lasciare ultimo il chiamante per una volta...

Moriambar ha detto...

sul portare in tomba ci si può scannare a lungo :D